Demarchelier e Pirelli

Grazie a Miranda Priestly abbiamo scoperto che l’azzurro non è ceruleo, che il floreale in primavera è avanguardia pura e che il fotografo Demarchelier si chiamava Patrick. Per chi non è fan de “Il Diavolo veste Prada”, ma ama la Fotografia con la F maiuscola , il nome di Demarchelier lo associa probabilmente d’istinto al Calendario Pirelli. Patrick Demarchelier ci ha lasciati alcuni mesi fa all’età di 78 anni ma la cosa bella di questi giganti dell’arte, capaci di riassumere in uno scatto il sapore e la magnificenza dell’immaginario collettivo, è che proprio grazie al loro lavoro rimangono immortali e indimenticabili. La sua creatività si è espressa in 3 appuntamenti con “The Cal” di Pirelli: nel 2005, 2008 e 2014. Il Calendario del 2005 fu scattato a Rio de Janeiro mettendo al centro la femminilità, la “Donna”: un ritorno ai potendi nudi in bianco e nero e ambientazioni esotico-coloniali. Nel 2008 si spostò invece a Shanghai gettando nuova luce sullo sfarzo dell’antica Cina e, fra le altre, con riprese lungo le strade dell’ex Concessione francese e nei giardini dell’ex Legazione Britannica: ritrasse un cast eterogeneo di modelle e attrici asiatiche truccate e vestite in stile gheisha con coloratissimi fiori fra i capelli, un gioco contemporaneo e ad un tempo ‘antico’. Sue le fotografie dell’edizione commemorativa nel 2014 per il cinquantesimo anniversario del Pirelli Hangar Bicocca di Milano con scatti fatti a New York. Favolose top model di grido eternate indossando solo una camicia bianca e tacchi neri: una scelta minimalista di eleganza e sensualità sublimi. Era un vero Maestro di ritrattistica: non per nulla fu il primo non britannico a diventare fotografo reale ufficiale. Trasformò con una sua foto nel 1990 Lady Diana: da “Principessa” in autentica “star”.  

È Bryan Adams il fotografo del Calendario Pirelli 2022

“Everything I do, I do it for you” di Bryan Adams fu il pezzo portante della colonna sonora di “Robin Hood, Principe dei Ladri” interpretato da Kevin Costner. Rimase in classifica mondiale per settimane e, nel 1992, vinse il Grammy Award come miglior canzone scritta per un film. Una ballata romanticissima che molte/molti sicuramente ricorderanno ancora. Forse pochi sanno però che Bryan Adams ha sempre coltivato, di pari passo con la musica, una passione per la fotografia e negli anni ‘90 scattò magnifici ritratti di celebrità, da Mick Jagger a Amy Winehouse, da Kate Moss a Naomi Campbell. Ma anche di personaggi politici e statisti, fino a Her Majesty, la Regina Elisabetta, che Adams immortalò in occasione del suo Giubileo d’Oro nel 2002. Pirelli sceglie oggi Bryan Adams come fotografo del suo prossimo iconico Calendario e sul suo profilo Instagram si è dichiarato ‘ elettrizzato’ per lo shooting che inizierà fra qualche settimana. Segreti non svelati ancora il tema e le protagoniste 2022. Poliedrico e di grandissimo talento oltre che cantante pop-rock di fama internazionale, il suo ingaggio spezza la sospensione del Calendario decisa lo scorso anno a causa della pandemia. Proprio un anno fa in questo periodo, coinvolgendo tutto il nostro team in officina, avevamo omaggiato il “Mito Pirelli” degli anni ‘90 con video story che trovate QUI a questo link dedicate allo slogan pubblicitario fra i più celebri e dirompenti dell’Advertising mondiale. Il campione Carl Lewis, “Figlio del Vento” fu infatti immortalato in tacchi a spillo da Annie Leibovitz- celebre fotografa americana- per incarnare il motto Pirelli per eccellenza : “Power si nothing without control” ( “Non c’è potenza senza controllo”). Siamo decisamente curiosi di scoprire cosa ci riserverà Adams con il prossimo Calendario, certi che la genialità di Pirelli in fatto di iconografia non possa deluderci. Fabio Komjanc

Evoluzione tecnologica: pneumatici “intelligenti”.

L’evoluzione tecnologica non riguarda solo la strumentazione presente nel veicolo ma è appannaggio anche dei pneumatici. Questo perché gli investimenti delle case costruttrici in gomme sempre più “intelligenti” – in grado di dialogare sia con il veicolo tramite appositi sensori e di segnalare eventuali malfunzionamenti, sia con le attrezzature di rilevazione in officina- guardano al futuro, quello della guida “autonoma”. Serviranno insomma pneumatici intesi come vera e propria estensione tattile del guidatore: gomme in grado di “percepire” il fondo stradale, le condizioni di aderenza e di individuare, ad esempio, la perdita di grip e acquaplaning consentendo al veicolo di rispondere per tempo. L’obiettivo dei costruttori è di sfruttare al meglio l’ RFID ( acronimo di Radio frequency identification) e lo IOT ( acronimo di Internet of things) non solo per tracciare il ciclo di vita del pneumatico dalla fabbrica alla vendita e all’utilizzo ma per offrire alla clientela servizi di manutenzione predittiva. Il sistema Pirelli Cyber Tyre ad esempio è stato montato per la prima volta sulla nuova super car elettrificata McLaren Artura: il flusso di informazioni originato dai sensori su pneumatico viene elaborato da un software della stessa Pirelli integrato all’elettronica dell’automobile. La sfida per noi gommisti si sposta quindi ora sul fronte del know how tecnologico legato a pneumatici “intelligenti”. Il nostro lavoro in officina sarà sempre più legato a questo tipo di nuove professionalità e competenze nel servizio alla clientela. Dovremo essere sempre aggiornati e capaci di interagire con un nuovo mondo elettronico ed informatico in veloce evoluzione. La lettura dei chip su pneumatico offre informazioni quali il nome del produttore, il codice unico, la serie, le procedure di montaggio ed è -fra gli altri aspetti legati alla sicurezza- anche utile anche come deterrente contro il furto poiché garantisce la tracciabilità dello stesso. Fabio Komjanc

60 anni di attività in città -seconda parte

Secondo le fonti dell’Ufficio Statistica di Gorizia, tra la fine degli anni ‘60 e poi per tutti gli anni ‘70 la popolazione residente in città oscillava fra le 42.000 e le 43.500 persone – circa 12.000 in più rispetto alla situazione odierna. E sarebbe interessante avere un aggiornamento dei dati al 2021. Gli anni ‘70 erano infatti caratterizzati non solo dal boom demografico ma anche dai grandi lavori di edilizia pubblica e privata e dalla crescita di un più diffuso benessere economico che si rifletteva naturalmente anche nel settore dei trasporti e in quello automobilistico. Mio padre lavorava allora molto sia con il trasporto pesante che con le autovetture. Era un uomo molto curioso, affamato di novità, attento e aggiornato su ogni aspetto di innovazione tecnica da portare in officina per distinguersi e crescere. Di certo non avrebbe potuto immaginare che l’industria dei pneumatici oggi stia investendo sempre più nei sistemi Rfid – di identificazione tramite radio frequenza- per ottenere “gomme intelligenti”, capaci cioè di dialogare con appositi sensori con i sistemi elettronici a bordo veicolo e con le attrezzature in auto officina. Tecnologia e digitalizzazione hanno trasformato radicalmente il nostro mestiere. Ma già in quegli anni investì in opere strutturali per ingrandire gli spazi lavorativi e diversificare i servizi introducendo lavori di piccola manutenzione meccanica. Investì anche in risorse umane, prendendo in forza due nuovi collaboratori: fu il primo ad offrire a Gorizia il servizio di “assetto ruote”. Alla fine degli anni ‘70 ci fu un’enorme richiesta di pneumatici: vantavamo una clientela non solo da oltre confine ma anche da Lubiana, Belgrado, Spalato, Zara. Furono sicuramente le nostre competenze linguistiche in famiglia, la conoscenza dello sloveno, del serbo croato, del russo ad averci aiutato in solidi rapporti commerciali con tutto l’Est Europa. Erano anni in cui – ormai posso raccontarlo- per favorire il commercio degli pneumatici si studiavano anche dei “trucchi”, degli escamotage per far evitare ai camionisti pesanti dazi doganali: con le scope si sporcavano le gomme di ghiaino perché non sembrassero nuove al passaggio fra i confini. Altri tempi! Mamma stava sempre in officina, aveva in mano la completa gestione del punto vendita mentre papà -e poi anch’io e mia sorella- viaggiavamo nei Balcani e in Russia poiché l’attività di Export era davvero fiorente: i commerci di papà si spingevano fino alla Libia e all’Iraq. Nel 1975 sponsorizzammo un film- documentario di un viaggio in macchina in Asia Minore (Anatolia) e ricordo come fosse oggi la sua presentazione in Prefettura perché cadde fatalmente proprio il 6 maggio ‘76, la sera del terremoto e, come potete immaginare, ci fu un fuggi fuggi generale! Mamma ricorda bene invece l’inizio degli anni ‘80 perché il boom economico portò molte persone a frequentare la montagna e a sciare: la famosa “settimana bianca”. All’epoca abitavamo sopra l’officina e spesso dopo cena scendevamo e lavoravamo fino a tarda notte per chiodare a mano, con una pistola ad aria compressa le gomme dei nostri clienti! Negli anni ‘80 il 50% degli pneumatici era nuovo- acquistati soprattutto da Ditte e Società che operavano nella ex Yugoslavia per autisti che macinavano migliaia e migliaia di km- e il 50% era ricostruito o usato e destinato per lo più a privati e a uso urbano. Grazie al volume d’affari e ai risultati di vendita, fummo contattati da Goodyear e diventammo uno tra i primi centri in Italia della catena Goodyear. Sodalizio felice che durò per 20 anni fino all’adesione alla rete Pirelli e poi alla recente adesione alla rete della francese PointS che ci garantisce non solo piena indipendenza come officina ma anche la possibilità di essere plurimandatari e quindi non legati ad un’unica casa produttrice di pneumatici. Alla prossima puntata di “60 anni in città”! Fabio Komjanc